Per un attimo fui nel mio villaggio, nella mia casa.
Nulla era mutato
Stanco tornavo, come da un vïaggio;
stanco, al mio padre, ai morti, ero tornato.
Sogno, Giovanni Pascoli
Lasciando la Piana silenziosa e soleggiata saliamo lentamente a Cerchiara. Il Campanile di San Pietro ci accoglie mentre proseguiamo per un saluto alla Madonna delle Armi: pietra incastonata tra le pietre, il Parco, il mare ed è già ora di tornare in paese. L’ odore del pane appena sfornato, fragrante, bruciato riempie i vicoli e via verso il Castello, la Gravina. Che spavento da bambini! Rieccoli i ricordi d’infanzia, tornano in quello spavento i ricordi dei calzini di cotone ricamati per andare a San Giacomo nei giorni di festa o del posto al primo banco per la tredicina a Sant’Antonio. E poi le corse al calvario, le rocce da scalare, giostre e lucciole. Voli di rondini su piccole begonie. L’estate finalmente. Alzare gli occhi ai palazzi storici per poi scendere ancora fino alla grotta, la Grotta delle Ninfe, scherzare con il fango e lasciarlo asciugare al sole. E portarsi dietro quell’ odore di zolfo che ancora per un pò, nelle giornate successive, ci dona ricordi di giornate spensierate.