La casa è il vostro corpo più grande.
Vive nel sole e si addormenta nella quiete della notte;
e non è senza sogni.
(Khalil Gibran)
Casa. Ed il titolo lo lasciamo perché forse, stavolta, questa era casa davvero. Anche se non sapeva dove avrebbe vissuto stabilmente né quando o quanto avrebbe vissuto in quel luogo.
Trasloco. Traslochi. Molti fatti con la consapevolezza di dover andar via a breve. Questo, invece, era diverso. Forse per la prima volta, aveva il senso del restare. Nonostante l’incertezza circostante, nonostante fosse l’ennesimo salto nel vuoto sembrava casa. finalmente.
I bicchieri, le sedie, le posate. Non aveva scelto lei. Almeno non tutto, poche cose, alcune ed ognuna, ogni suo oggetto portava con sé ricordi memorie. Ogni oggetto trovato lì portava con sé ricordi e memorie diverse, intuizioni. E alcune si mescolavano tra loro. Alcune si sostituivano ad altre. Altre ancora, invece, si completavano a vicenda o semplicemente si affiancavano. Ognuna aveva il suo nome.
C’era bisogno di fare tutto e non c’era bisogno di fare nulla. Una stanchezza, una lentezza, la accompagnava. Un macigno sulle spalle, un peso, che a volte faceva male a volte intorpidiva la parte lesa. Ed il cuore fermo. Nella tristezza rinasceva fievole la speranza, come una leggerissima fessura che fatica a farsi spazio nel buio. Hope. Di nuovo un inizio. Iniziava di nuovo.