Ave O Maria,
piena di grazia
il Signore è con te
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Tutti quelli che sentono parlare della Madonna delle Armi per la prima volta restano un pò confusi per l’immediata associazione con le armi da fuoco, in realtà la Madonna prende il suo nome dalla parola greca ἄντρον [-ου, τὸ] trasposta in latino, che significa antro, grotta. Ed è proprio in una grotta che inizia la nostra storia.
Siamo nella provincia di Cosenza. Un cacciatore di Rossano Calabro si trovava sul monte Sellaro a pochi chilometri da Cerchiara di Calabria in mezzo ai boschi che oggi fanno parte del Parco Nazionale del Pollino, quando vide una cerva stupenda ed iniziò a seguirla.
La cerva lo condusse ad una grotta ma appena entrato, l’uomo non trovò l’animale: al suo posto c’erano due tavolette di legno raffiguranti i quattro evangelisti.
Sorpreso e un pò sconcertato, l’uomo prese le tavolette e le portò a casa sua poggiandole sul camino in attesa di decidere cosa fare di questa insolita e misteriosa scoperta. Il mattino dopo svegliandosi non trovò le tavolette dove le aveva lasciate e cominciò a cercarle senza esito finchè non gli venne un dubbio.
Uscì di casa, ritornò in quella grotta e lì ritrovò le preziose tavolette. Presa coscienza del fatto che quello era sicuramente un segno di Dio e che le tavolette non andavano spostate e quindi si decise di costruire in quella grotta una piccola cappella in cui custodirle.
Iniziarono i lavori. Il maestro carpentiere oltre a qualche operaio, aveva lì ad aiutarlo anche un ragazzo apprendista. Il compito di questo ragazzo era andare a prendere le pietre con la carriola e portale a lui che stava costruendo il muro. Tra le pietre ce n’è una troppo liscia, troppo allungata, non adatta ad essere usata per la costruzione del muro e quindi il carpentiere spiegò al ragazzo perchè non andava bene e perchè andava scartata.
Il ragazzo andò a prendere un secondo carico di pietre e lo portò al nostro maestro. Il maestro inciampò nella pietra scartata precedentemente riconoscendola. “Ti avevo spiegato che questa pietra non va bene” disse al ragazzo. Si stizzì un poco, la buttò via per la seconda volta e riprese il suo lavoro.
Altro carico, altre pietre. In mezzo alle altre, di nuovo la stessa pietra. Questa volta il nervosismo del maestro carpentiere diventò visibile. Si sentì preso in giro da un ragazzetto che era lì per imparare. Lo sgridò e scagliò via la pietra con forza lanciandola nel dirupo per assicurarsi che il ragazzo non la potesse prendere più.
Lo stupore del ragazzo e la rabbia del maestro carpentiere quando videro che la pietra era di nuovo lì, nella carriolata successiva, sfociarono in una lite furiosa che portò il maestro a prendere il suo martello e spaccarla in due parti per assicurarsi che questo affronto non si ripetesse.
La pietra, spaccata a metà, mostrò nitida al suo interno l’immagine della Madonna col bambino.
Achiropita, non dipinta da mano d’uomo. Chiaramente riconoscibile guardando le sottilissime venature della pietra che la delineano. La Madonna presente in un segno tangibile. permanente ed inconfutabile. Miracolo fisso sotto agli occhi di tutti. Non era più sufficiente costruire una cappella. Si doveva costruire un santuario e dedicarlo a Lei. E così fu. Innumerevoli i miracoli che si susseguirono durante la costruzione del Santuario e le grazie ricevute.
La pietra d’inciampo, la pietra scartata, la pietra che solo con la sua presenza silenziosa, ferma, suscita azioni, reazioni ed emozioni, diventa pietra d’angolo e rimanda alla roccia da cui siamo stati tagliati, alla cava da cui siamo estratti. (Is 51, 1)